L'Ecomuseo Palude La Vela riapre dopo otto anni.
In approntamento - Coming Soon
L'Assessore all'Ambiente Fulvia Gravame
Il suo intervento
Un nuovo inizio per un patrimonio ambientale e culturale
Dopo una lunga attesa durata otto anni, l’Ecomuseo Palude La Vela di Taranto ha finalmente riaperto le sue porte al pubblico. Questo importante sito, situato nella splendida cornice naturale della Palude La Vela, rappresenta uno dei più rilevanti poli di educazione ambientale e valorizzazione del territorio della Puglia.
L’Ecomuseo, nato per salvaguardare e raccontare la ricchezza naturalistica e storica della palude, è stato oggetto di lavori di riqualificazione e di aggiornamento delle strutture. Oggi si presenta come un luogo rinnovato, pronto ad accogliere scolaresche, famiglie, turisti e appassionati di natura. La riapertura è stata accolta con entusiasmo dalla comunità locale, che considera l’ecomuseo un simbolo della propria identità e un punto di riferimento per la tutela ambientale.
La nota del Presidente del Wwf Taranto Dott. 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐃𝐞 𝐕𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐭𝐢𝐢𝐬.
Con la riapertura, l’ecomuseo propone un ricco calendario di attività: visite guidate, laboratori didattici, percorsi naturalistici e iniziative di sensibilizzazione ambientale. Particolare attenzione viene riservata all’osservazione degli uccelli migratori e alla conoscenza delle specie animali e vegetali tipiche della zona umida. Non mancano eventi culturali, mostre temporanee e collaborazioni con associazioni ambientaliste.
L'intervento della Dott.ssa Enza Tomaselli
Abbiamo avvicinato la Dott.ssa Enza Tomaselli, biologa e profonda conoscitrice e divulgatrice di questo stupendo territorio con una sua espressione diventata virale: AMO TARANTO, PERCHE’ LA CONOSCO.
La riapertura dell’Ecomuseo Palude La Vela non è solo un ritorno alla fruizione di un luogo caro ai tarantini, ma rappresenta anche un messaggio di speranza e di rinascita per il territorio. Come recita un antico proverbio pugliese, “chi semina bene raccoglie buoni frutti”: investire nella natura e nella cultura è la strada migliore per costruire un futuro sostenibile e inclusivo.
L'intervento della Dott.ssa Gladys Spiliopoulos
Grazie al sostegno delle istituzioni locali e della cittadinanza, l’ecomuseo si candida a diventare nuovamente un modello di gestione partecipata e di educazione ambientale, offrendo a tutti la possibilità di scoprire e proteggere un angolo unico di biodiversità.
L'intervento del Dott. Marco Dadamo, direttore dell'Ecomuseo Palude La Vela
L'intervento dell'Avv. Lara Marchetta
La liberazione dei volatili a cura del Prof. Antonio Camarda e del suo Sfaff.
Galleria Fotografica
Riserva naturale regionale orientata Palude La Vela
Grazie a Wikipedia, l’Enciclopedia Libera
La Palude è caratterizzata da una vegetazione rappresentata principalmente da salicornieti, pregevoli dal punto di vista protezionistico in quanto habitat prioritari e quindi fortemente rappresentativi degli ambienti biogeografici del territorio comunitario. L’area del Mar Piccolo dove sorge la Riserva Palude La Vela inoltre, si caratterizza per la presenza di un substrato impermeabile che ha consentito la formazione di una zona paludosa di transizione tra acque dolci e salate, ovvero l’habitat ideale di molte specie avifaunistiche di interesse comunitario, sia stanziali che migratorie come aironi, garzette, spatole, tuffetti, piro-piro, chiurli, volpoche, fenicotteri, avocette, falchi pescatori, nonché il cavaliere d’Italia che nidifica in palude. A questa biodiversità dell’avifauna si aggiunge l’esistenza di una comunità marina di particolare valore conservazionistico come i cavallucci marini Hippocampus hippocampus e Hippocampus guttulatus, presenti in questo bacino con una delle popolazioni più ricche dell’intero Mediterraneo, di bivalve Pinna nobilis, i poriferi Tethya citrina e Geodia cydonium, il crostaceo Maja squinado, il riccio viola Paracentrotus lividus e tra i rettili la Tartaruga comune Caretta caretta. La Riserva, oggi rappresentata dalla Palude La Vela è solo un lembo residuale di un ambiente salmastro che fino ad un secolo fa si spingeva dall’attuale linea di costa nell’interno per circa 1,5 Km, caratterizzando fortemente la zona costiera orientale del secondo seno del Mar Piccolo.
