BASILICA DEI SANTI PIETRO E ANDREA

sul MAR Piccolo

di Marco Ludovico

A CIRCUMARPICCOLO – Luogo del Cuore 50 ANNI FA (5 Novembre 1972), la straordinaria scoperta della Basilica dei santi Pietro e Andrea sul Mar Piccolo, ad opera di Piero Massafra e Cosimo D’angela, insigni studiosi e benemeriti storici tarantini..

Basilica San Pietro e San Andrea

Riproponiamo la testimonianza di Piero Massafra: “Fa bene Ludovico Marco Sr. a proporre quei luoghi, e quello in particolare, tra i “#luoghidelcuore”, che lì il cuore ❤ è sempre protagonista, ci schizza in gola.

Se avessimo rintracciato un tempio greco-romano smarrito nei secoli, avremmo forse meritato un premio (se ci fosse) per la più importante scoperta “storica” del… 1981, e di tutti i tempi… tarantini. Invece abbiamo rintracciato “solo” una basilica (XII sec ? un po’ meno della cattedrale) a tre navate, tre absidi, due porticati, due strati di affreschi, con tanto di Madonna, santi, angeli e forse un Cristo benedicente, oltre due stemmi di prelati, che se la… godevano.

La Basilica dei santi Pietro e Andrea oggi

Dico della basilica dei santi Pietro e Andrea sul Mar Piccolo, sita oggi nel bel complesso del Relais Histò, un tempo masseria dei Marrese, nobili e “signori” grazie al “simpatico” fenomeno del neofeudalesimo spagnolo del XVI sec..

L'Interno della Basilica dei Santi Pietro e Andrea oggi trasformata in sala per ricevimenti - foto di Mario Lazzarini

La cosa si annunciò con qualche titolino sulla stampa locale, ma in una città di “todos” archeologi classici non meritò altro. Vizio antico, nutrito pinguemente dai nostri antenati, anche loro “todos”, che si sono voracemente accaniti sui segni del passato medievale-moderno, come sanno le grandi fabbriche monastico-conventuali ridotte a uffici postali, caserme e… carceri. Invece per una pietruzza di… Giove, qui da noi, si corre ancora per il te deum in cattedrale.

Prof.Piero Massafra

Prof.Cosimo D’Angela

Allora? E san Pietro? non vale almeno quanto quel … Giove… malandrino?
Torniamo ai fortunati (ma non tanto) scopritori, che si erano fatti gli occhi su antiche carte e sciroppato un po’ di latino da tradurre. Insomma, i “fortunati” saremmo il sottoscritto e l’amico prof. Cosimo D’Angela, oggi “fuori sede”.

Il 7 di novembre di 48 anni fa (“scorpione” entrambi) con antichi testi alla mano e in “rossa Dyane 6 – Citroen” del sottoscritto, di pomeriggio, misurando passi e miglia indicati dalla fonte ci ritrovammo a riva di mar Piccolo davanti Marrese e lì sul colle “moriva” una chiesetta di masseria, orribile, dalle tinte pacchiane e però… sulla facciata, sproporzionata a spioventi (e questo ci allarmò), erano belli belli, e vanitosi, due pavoni scolpiti (roba veramente antica) che bevevano al calice paradisiaco (formella subito trafugata, ovviamente).

E nel giorno di San Pietro e San Paolo, non posso non pensare a quanto la nostra terra sia legata fra leggende e storie a questi Santi! Penso alle nostre meravigliose isole Cheradi e ai luoghi del cuore, la masseria San Pietro sul Mar Piccolo, inizio del percorso"Il tratturo delle antiche sorgenti"!!! La masseria San Pietro, con il suo frantoio ipogeo, le necropoli e quello che considero il suo punto di ...stupore, il magico acquedotto romano scavato nella calcarenite, sotto la basilica di San Pietro !! Camminare all' interno con le fresche temperature è un vero refrigerio per il corpo e per... l'anima, perché sono spazi che avvolgono, regalando emozioni di scoperta per il mondo del buio!! (Foto e testo della prof.ssa Enza Tomaselli)
La chiesetta, piccola cosa, era nata per mutilazione della grande Basilica. Una porticina laterale immetteva nella masseria (guardiano, impiegato del precedente proprietario, mai gentile, forse unico a sapere cosa avesse in “corpo”), un’altra uscita invitava a sprofondare in un sotterraneo immenso.
Vi sprofondammo. Il gran vuoto era raggiunto a destra e sinistra da due budelli scavati nel carparo: perfetti canali d’acqua in entrata e uscita, dopo la decantazione nella grande cisterna centrale. Risalimmo. Sull’architrave della porta una lastra di marmo nobile (scomparsa), certo un pannello a “rosette” di transenna d’altare, fissata ad aiutare l’architrave. Un indizio? Un po’ più avanti, altro ingresso immetteva nella stalla.
Quasi imbruniva il cielo, e anche la nostra speranza: tranne “pavoni” e “formella”, nulla di quanto il nostro arcivescovo-fonte aveva visto quattrocento anni prima e descritto.
La stalla dava ai pascoli attraverso una breccia ricavata in un muro concavo e ci avviammo ad uscire in campagna.
Ultimo sguardo, un colpo di pila nel buio ormai totale e… sulla parete destra si notò, per via del contrasto prodotto dalla luce radente della torcia, una strana rotondità incassata al congiungimento di due muri. Sembrava la pancia di una… colonna…, di quelle costruite col tufo a blocchi. Insomma ancora un segno.
Uscimmo, ultimo ciao alla masseria e si presentarono a noi, come in un richiamo affettuoso, tre absidi perfette e… violate, che sembravano gridarci: “la basilica? son qui… finalmente”! Era lì quella descritta delle fonti, a tre navate.
 
Poche parole tra noi, ci sedemmo su un tufo… accogliente come un sofà e stemmo lì a guardare il regalo che la storia, con quel monumento, offriva ancora una volta a Taranto, e a … noi.
Poi, un po’alla volta, ritornandovi (il massaro sempre più ostile), ritrovammo e individuammo tutto quanto l’arcivescovo-guida aveva visto, compresi la Madonna, i santi, gli angeli, dipinti nell’abside alla maniera greca (more graeco depicti).
E al ritorno, certo stordito da quelle emozioni, lì sul Mar Piccolo, suoni strani, che credono di udire vecchi – giovani parrucconi con l’aggravante di essere insegnanti di… certe cose: Virgilio, Orazio e compagnia cantando (a pochi metri più in là sul Galeso) e un fragor di armi e di cavalli “scalpitanti sugli elmi ai moribondi …” (… mi pare aver letto da qualche parte).
 
Suoni e rumori di battaglie, proprio in quel luogo, e quella tra Ludovico d’Angiò e Ladislao di Durazzo per essere Re di Napoli. Ladislao lo divenne, ma non sul campo, bensì nel… letto matrimoniale, sposando la D’Enghien, Pricipessa di Taranto, feudataria più potente del Re.
Luigi non ci pensò più. Bravo! così si fa, sconfitti alle elezioni non ci si presenta più e non si chiede in cambio una… presidenza!”
Nelle foto: I “pavoni” trafugati; la colonna-indizio, le absidi al momento della scoperta, gli affeschi con santi e Madonna, le absdi restaurate, un po’ di “ferraglia in battaglia”.
 
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