Il Santo Irlandese narrato con la Grafica di

SAL VELLUTO

Cataldo, il Santo Pellegrino

Sal Velluto, il noto illustratore tarantino di fama mondiale emigrato negli USA e di cui abbiamo narrato qui nel nostro Blog un’ altro interessante suo racconto “San Francesco ha fatto la Grazia” legato alla sua famiglia, ritorna a scrivere sui social e ci  documenta, con la sua recente illustrazione dello scorso anno  dedicata appunto al Santo Patrono della città dei Due Mari ” San Cataldo”.

di Sal Velluto

Narrazione in 3 parti basata sulla mia illustrazione “Ecce Tarentum”

E’ passato quasi un millennio da quando si è cominciato a scrivere della vita e dei miracoli di San Cataldo.

Le narrazioni a nostra disposizione sono molto spesso discordanti e rendono difficile rappresentarlo artisticamente in un contesto storico ben definito e congruente.

Questa è una scomoda situazione che sussiste anche per altri Santi che, ciò nonostante, come San Cataldo, continuano ad essere oggetto di sincero rispetto, affetto e venerazione.

Per secoli, San Cataldo è stato rappresentato in maniera statica e generica, come un Vescovo del XII secolo.
Quest’ illustrazione, scaturita dalla mia scelta arbitraria di attingere da svariate fonti, presenta, in movimento, un monaco del VII secolo, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, che arriva a Taranto, il luogo indicatogli da Gesù Cristo stesso in un’apparizione.

I vari elementi, o se vogliamo, gli indizi di questa storia sono allo stesso tempo nascosti e in piena evidenza nella mia illustrazione.

Oltre agli elementi storici, ce ne sono alcuni di carattere simbolico, che servono a presentare la storia ad un livello piu’ spirituale.
Oggi, di questi elementi, ve ne presento e ve ne spiego sette:

1) Il braccio proteso verso la città di Taranto, che è apparsa in lontananza, assume le sembianze del gesto benedicente tipico della Chiesa Romana che prevede di tenere diritti verso l’alto il pollice, l’indice e il medio e piegare le altre dita sul palmo. Le tre dita tese corrispondono al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, la Trinità.

2) I capelli e la barba rossi e gli occhi azzurri sono rappresentativi delle origini celtiche del santo. Nell’iconografia classica, per secoli, San Cataldo non é stato mai rappresentato con gli occhi azzurri ed i capelli rossi, pur riconoscendone le origini irlandesi. Da alcuni è stato soprannominato “'U russe”( Il rosso) ma, in questo caso, solo per il colore della sua veste.

3) Il cappuccio e la mantella (o“pellegrina” - che era un rinforzo del mantello) oltre a difendere dalla pioggia e dal freddo rappresentavano l’umile copertura del capo in segno di penitenza e devozione uniti al manto di protezione divina accordata ai pellegrini. Nel caso di San Cataldo il cappuccio diventa antesignano della Mitria (Una delle 4 insegne di un Vescovo) ovvero il copricapo a due punte (o cuspidi) che verrà adottata dai Vescovi a partire dal X secolo. Il copricapo, che sia cappuccio o Mitria simboleggia la chiamata del Vescovo come sommo annunciatore, custode e interprete per il popolo di Dio a lui affidato. Il popolo affidato a Cataldo era quello tarantino e questo copricapo e mantella simboleggiano, insieme a tanti altri, la sua chiamata e missione verso questo popolo.

4) Il Bordone era un lungo bastone di legno dalla punta ferrata e costituiva uno dei tratti distintivi dell’antico pellegrino. Questo aveva uno scopo di sostentamento, aiutando a mantenere la schiena retta ed offrendo un punto di appoggio perfetto per superare lunghe giornate di cammino. Senza dimenticare l’uso difensivo contro possibili attacchi di animali selvatici. Il Bordone veniva anche usato per appendere strumenti importanti come la zucca che serviva da boraccia. In questa illustrazione il bordone del pellegrino si presenta come precursore del “Baculo pastorale” o più semplicemente “Pastorale” (una delle 4 insegne di un Vescovo). Baculo viene dal latino e significa “bastone”: e si riferisce al bastone con cui il pastore guida e difende il suo gregge. Il vescovo, modellato su Cristo capo e pastore, deve prendersi cura della fede e della morale del gregge che il Signore gli ha affidato. Secondo la tradizione, che si fa risalire a S. Ambrogio, il pastorale deve essere appuntito in fondo per spronare i pigri, diritto nel mezzo per guidare i deboli, e ricurvo in alto per recuperare e radunare gli smarriti. Infatti, quando il vescovo porta il pastorale, tiene il ricciolo sempre rivolto verso il popolo.

5) Zucca Bottiglia (Lagenaria siceraria): questa antica pianta regala curiosi frutti non per il consumo ma per diversi usi pratici. Una volta essiccata infatti, la zucca si presta a far da contenitore per liquidi, in passato veniva usata come borraccia per acqua o fiaschetta per l' alcol. Proveniente dall'Asia, dove veniva usata come contenitore per medicinali prima e di vino poi , le Lagenaria sono le uniche zucche presenti in Europa prima della scoperta del Nuovo Mondo. In Puglia, la Lagenaria è conosciuta anche come “Zucca del Pellegrino”, perché i pellegrini la utilizzavano nei loro spostamenti, legata alla cintura o al bastone. A Taranto, come riferiscono Nardone, Ditonno e Lamusta, veniva usata dai marinai, che legavano ad un’estremità di essa una pietra e poi la lasciavano galleggiare come boa, al fine di indicare il tragitto percorso.

6) Medaglia di piombo rappresentante La foglia di palma, simbolo del compiuto pellegrinaggio a Gerusalemme. Nel Medioevo, un palmiere (latino: palmarius o palmerius) era un pellegrino cristiano, solitamente proveniente dall'Europa occidentale, che aveva visitato i luoghi santi della Palestina e che, come ricordo della sua visita in Terra Santa, riportava con se una foglia di palma o una foglia di palma piegata a forma di croce. Una volta acquisita l’insegna della palma, il pellegrino pregava Dio per avere la forza di intraprendere il viaggio di ritorno.(Nel caso di San Cataldo, le preghiere rivolte al Signore riguardavano il suo viaggio verso Taranto). I palmieri erano spesso considerati uomini santi di buona indole per la loro devozione a Cristo durante il pellegrinaggio. Per questo il termine è spesso usato come sinonimo di "pellegrino". Nella Divina Commedia ( Pg XXXIII 78) Dante Alighieri usa l’espressione “voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, / che 'l te ne porti dentro a te per quello / che si reca il bordon di palma cinto” L'espressione “Bordon di palma cinto” si riferisce appunto al costume dei pellegrini in Terrasanta che nel ritorno cingevano il bastone di una foglia di palma, come testimonianza vittoriosa, e si congiunge quindi alla grande metafora del viaggio ultraterreno visto come pellegrinaggio di purificazione.

7) La croce celtica (o croce di San Patrizio) è un antico simbolo afferente alla tradizione celtica precristiana. Il significato più comunemente assegnato a questo simbolo è quello solare, e di collegamento tra mondo terreno e mondo celeste, dovuto al fatto che l'asse orizzontale viene ricondotto alla rappresentazione della dimensione terrena mentre quello verticale alla dimensione celeste. La leggenda vuole poi che a farne un simbolo religioso e cristiano fu San Patrizio (V secolo). Si racconta che mentre il santo stava predicando di fronte ad una pietra sacra delimitata da un cerchio, durante la sua opera di conversione, tracciò all'interno del cerchio una croce latina e benedì la pietra, creando così la prima «Croce» del cristianesimo irlandese. Per quanto “La Croce Pettorale” sia diventata una delle 4 insegne di un Vescovo solo nel periodo del Concilio di Trento (XVI secolo), quindi 9 secoli dopo San Cataldo, la mia rappresentazione vuole simboleggiare il forte passato irlandese del Santo ed il suo imminente futuro di vescovo, eletto per acclamazione dalle genti tarantine.

DOMANI 8 Maggio 2025 : Parte seconda, con la spiegazione di altri 7 elementi dell’illustrazione.
Illustrazione: “ ECCE TARENTUM: San Cataldo pellegrino” di Sal Velluto e Eugenio Mattozzi. © Symbolum ETS.
Stampe autografate dall’autore sono disponibili presso il Gift Shop della Basilica Cattedrale di San Cataldo a Taranto.
I Confratelli nella Cappella della Chiesa dedicata al Santo Patrono della città di Taranto

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