Secondo Lato scultore
Taranto – Piazza Castello – Lo scultore Secondo Lato mentre realizza una sua opera.

Nel 1981, in occasione della pubblicazione del libro di Emanuele Basile “Brevi Racconti Tarantini” edito dalla Coop. Punto Zero, fui sollecitato dall’autore a scrivere una breve nota sul gioco della livoria (1).

Questo perchè uno dei racconti più belli del libro “strazzacazone” narra di come, quando e perchè a Giovanni Scaramuccia venne affibbiato il colorito soprannome.Fu a seguito di un curioso incidente occorsogli durante una accesa partita di livoria mentre era concentrato nello sforzo di tirare “nu cave da’ngule tre punte”.

Per meglio documentarmi interpellai alcuni amici con i quali già avevo avuto modo di affrontare l’argomento e che se ne erano interessati per motivi di ricerca linguistica, etnografica ed artistica, Alfredo Majorano, Temistocle Scalinci, Nicola Gigante, Antonio Russo, Diego Marturano, Biagio Coppolino (1) e lo scultore Secondo Lato che già da anni aveva avviato una sua personale ricerca sul gioco della livoria. Ricerca che si concretizzò in un primo momento di sintesi artistica nel 1983. Infatti quell’anno all’Expo-arte di Bari la Cooperativa Punto Zero presentò in mostra in uno dei propri stands 5 sculture lignee di Secondo Lato dal titolo “Momenti e movenze del gioco della livoria”.

Nell’antologica dell’artista questo filone di ricerca è ben documentato e la scultura lignea Pagina_9più grande m. 2,60 x m. l.00 x m. 0.12 riguarda proprio la livoria. Per l’artista l’amato gioco della livoria è vecchio ma non morto!

Lato ha colto l’essenza dell’ anima popolare tarantina e l’ha espressa nelle forme più pure della sua arte.

Questo messaggio di Secondo Lato ci aiuta a rievocare tutta l’elettrizzante atmosfera che si viveva dentro ed intorno al campo quando si giocava una partita importante.

La livoria era un gioco impegnativo non solo per preparazione e sforzo atletico, ma anche sul piano emotivo. Infatti il giocatore al momento di tirare il “càve” o il “càve da ‘ngule” (2) perchè la giocata fosse valida occorreva che la chiamasse a viva voce . In caso di colpo non riuscito si andava in perdenza; bisognava ben calcolare la giocata, una bella responsabilità (!) in quanto ” ‘nà rùfele” di spettatori-tifosi, senza distinzione di età e di censo assiepata intorno al campo, aspettava proprio il momento cruciale in cui un “càve” chiamato non veniva realizzato, per dare lavvio al rito “du sputtemijnde”: un vero e proprio rito liberatorio.

In queste circostanze e solo in queste, era possibile, senza incorrere in ritorsioni, profferire ogni tipo di spiritosaggine e frasi di dileggio. Non vi erano sconti per nessuno. Nei confronti del malcapitato venivano rivolti epiteti come: lardone, pambene pambene, scapucchione, spiche vacante, zòche spilate, tacce vecchie, meste priscidde, spanze viende, pirde ‘ncartete, sacche de mazzate, farfugghie pa’ colle e persino vumecuse e giù a rotta di collo, modi di dire, battute spiritose,proverbi e vellerismi e, secondo l’antica segreta anima del popolo tarantino, per il campione pochi e parchi “elogi”: cule rutte, cule a rote de traine, c’e tiene a lucerte a dò code?

La mia buona conoscenza ciel dialetto deriva sopratutto dall’aver praticato per anni con continuità e partecipazione il gioco della livoria.

Ricordo ancora oggi che, in occasione di una partita combinata con un giovane campione “da’ marine”, ebbi la sfortuna di sbagliare, sia pure per un pelo, “nu càve da’ ngule tre punte” quando maneavano due punti per vincere la partita, proprio così (!), e dalla folla dei presenti un anziano “cuzzarule” con voce roca commentò, “disse a lucerte: tutte pisce si me, e se menò ‘a mmare e s’affucoje”, non l’ho più dimenticato; ed un’altra voce, più benevola: ” ‘e trasute inde a nasse cefale! .. eppure no sie acidde de mastridde!”.

Ogni partita di livoria diventava una occasione di socialità, sana competizione sportiva e rito liberatorio.

Tutto ciò Secondo Lato è riuscito a fissare magistralmente nelle sue sculture mettendo in evidenza quanto abbiamo perso e l’opportunità di riportare in auge il gioco.

Purtroppo alcuni tentativi effettuati nel tempo dalla Università Popolare Jonica, dalla Coop. Punto Zero e dal”Comitato per la Qualità della Vita” fino a questo momento non hanno dato i frutti desiderati, ma, siccome l’arte lo dice prima e lo dice meglio, sono ancora fiducioso.

Per coltivare ancora questa speranza e per meglio accostarsi alla ricerca etnografica ed ali’ opera artistica di Secondo Lato pubblichiamo il nuovo progetto del campo della livoria che, redatto dallo Studio Donati-D’Elia con la collaborazione della Coop. Punto Zero e dello Studio Gamma, sarà realizzato nel complesso polivalente per lo sport e la cultura “La Colomba di Archita” che sorgerà in Via Pirro a Taranto per iniziativa della società sportiva

Giocatori di livoria
Giocatori di livoria, bassorilievo, cm.33×33 (1988)

Ginnasio Icco s.r.l ..

La “livoria”, come ha messo in evidenza per primo Michele De Noto, è un gioco che sta a mezza strada tra il biliardo ed il gioco delle bocce assommando in sé il pregio di essere, un gioco all’ aperto che necessita ,nel contempo, di riflessione e occhio. Elementi, che con la nuova versione del campo, con l’introduzione del gioco di sponda, (3) si sono maggiormente esaltati e fusi. La nuova versione del campo è a forma di racchetta da neve, le sue dimensioni sono funzione di un modulo 5 x 5 metri, la sua forma semicircolare si richiama alla tradizione che vedeva gli spettatori sistemati in semicerchio intorno ‘a “tavule”.

Filippo DI LORENZO

(1)In appendice a “Brevi racconti tarantini” oltre al mio intervento – introduzione al gioco della livoria – vi è quello di Alfredo MAJORANO “Elogio del gioco della livoria” ed è riportato il “regolamento del gioco della livoria” di Michele DE NOTO.

(2) Il “càve” e il “càve da ngule” prima di essere tirati vanno chiamati a viva voce, in caso di colpo non riuscito si va in perdenza, per “il càve” di un punto e per il “càve da’ngule” di due punti.

(3) Il gioco di sponda può essere utilizzato solo per posizionare il gioco e fare i punti con la “scidde” mentre non è ammesso per il “càve”.-

1 Reply to “La livoria e l’itinerario artistico di Secondo Lato”

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