Il nonno dei “Tre Moschettieri” ha dimorato nel Castello della Regina dello Jonio, in prigione

di PIERO MASSAFRA 5 Marzo 2022

A cura di Nico Pillinini (illustrazioni)

Il generale Thomas-Alexandre Dumas, in Egitto con Napoleone, per dissapori con il Corso (bel caratterino! e nemmeno ancora imperatore), prese baracca e burattini, si imbarcò sulla “Bella Maltese” verso la Francia. Per scampare ad un sicuro naufragio approdò nei pressi di Taranto, convinto (si era a marzo 1799) che la Repubblica Napoletana (e Tarantina) fosse ancora in vita ma il General fuggiasco fu fatto prigioniero dal Cardinale Ruffo, ospitato al castello e trattato con adeguato rispetto. Le “cosette” di un certo valore che aveva con sé fecero venire l’eau a la bouche al colonnello suo carceriere, che provò a farlo fuori con cioccolata e chinino. Il reattivo prigioniero si difese a colpi di bastone usato a mo’ di sciabola e qualcosa di quel singolare duello rimase impigliato nella narrazione scintillante, rumorosa, avvincente dei tanti straordinari fantastici sciabolamenti e duelli dei Moschettieri …del figlio

Thomas Alexandre Davy de La Pailleterie, noto in Francia come “Général Dumas”, imprigionato a Taranto, padre di Alexandre Dumas autore dei “Tre Moschettieri”

L’articolo di PIERO MASSAFRA

ANCORA TARANTO, UFFA! Ma, sapete, in anni tremila e più se n’è fatte di cotte, crude e …. d’acciaio. Qualche notizia va ripresa e sottratta ai fumigini. Adesso ricorre Napoleone coi suoi Francesi! Li abbiamo avuti! non ci siamo privati di nulla… Quelli della Rivoluzione, erano stati di casa e da “proprietari” nel borbonico regno, ma anche altri, meno da proprietari, poterono comunque “apprezzare” sfumature del potere militar-poliziesco degli antenati di Franceschiello, e specie in occasione di un rapido rientro del padron di casa, quel simpaticone di Ferdinando, il nongiacobin fuggiasco.

Il nome dell’ospite che si godette una adeguata “villeggiatura” nel tarantino maniero aragonese (ma firmato Giorgio Martini), benché “graduato-generale”, non sarebbe “evaso” dalla fortezza verso la storia, se non avesse avuto un figlio con identici nome e cognome: quell’Alessandro Dumas, autore dei sempre avvincenti “Tre Moschettieri”, il “Conte di Montecristo” (Edmond Dantes ovvero il gustosissimo lecca-lecca della vendetta), ed altre leccornìe. Suo padre, di meticcia natura e fisionomia (figlio di un francese e di una “schiava di colore”), comprova ancora come la Rivoluzione Francese davvero credette al solito ritornello dell’eguaglianza tra gli uomini, anche senza babbi in ditta, fino a concedere a un “chiunque” la divisa di generale, un tempo da naftalina aristocratica.

“Napoleone e il suo stato maggiore in Egitto” (dettaglio) di Jean-Léon Gérôme

Insomma, il generale Dumas, in Egitto con Napoleone, per dissapori con il Corso (bel caratterino! e nemmeno ancora imperatore), molto incazzato, prese baracca e burattini, si imbarcò sulla “Bella Maltese” verso la Francia, e però per scampare ad un sicuro naufragio approdò nei pressi della Regina dello Jonio, convinto (si era a marzo 1799) che la Repubblica Napoletana (e Tarantina!) fosse ancora in vita, ed invece il Cardinal Ruffo (Dio e… Borbone l’hanno certo in gloria) aveva fatto momentanea piazza pulita di Francesi e giacobineria napoletana. Insomma, riparò a Taranto, il general meticcio, e si ritrovò prigioniero. Lo Stato era tornato Borbone. 

Bei tempi quelli dei loro re “mascalzoni, bomba e Franceschielli”, tutti dotati di belle regine e reginelle coi fiocchi, persino made in Austria. Ci si accomodava nella vita allora con qualche espediente, ma anche esentasse, militesenti, nessuna fila alle Poste, niente terrori bancari, e altri disgustosi biberon per il bene del… Paese, che allora (spesso anche senza conseguenze) i cittadini mandavano a quel… paese. E se da nobile ti andava di ammazzare qualcuno (col limite massimo, però, di tre al giorno), lo si poteva, caspita, come raccontò un “patrizio” Tarantino ad un parinobile olandese, di passaggio per grand tour, che alla notizia decise di affrettare il… passaggio. 

Il General fuggiasco, prigioniero, fu ospitato al castello, ma trattato con adeguato rispetto. Una comoda cella, caminetto, passeggiata nella gran piazza interna e la compagnia, non ostacolata, di un suo collega, il sig. Manscourt, sempre generale, che non avendo avuto un figlio di razza Dumas è certamente meno noto (anzi per niente). I due carcerati principali avevano servitore e un po’ di cosette di valore, utili a confortare il viaggio e il rimpatrio, cosette che dovettero far gorgogliare l’eau a la bouche (acquolina in bocca) e la “disinteressata curiosità” di molti di allora, comprese le autorità locali. 

E dunque, pensa e ripensa, si pensò che si potesse “salutare” il Generale con un dovuto brindisi al …veleno. Ma si dice anche, anzi si è certi, che alcuni cittadini certamente no-Borbone, filofrancesi e dunque rivoluzionari-sempre, con qualche stratagemma aiutassero il nostro prigioniero, passandogli, appesi ad un amo lanciato da una finestrella del castello giù nel fosso, chinino e… cioccolata, forse ritenuti adatti a “certi” malanni. La repubblica tarantina (giacobina per forza) era durata solo un freddo febbraio del 1799, ma vi erano germogliati invernali fiorellini nostalgici della democrazia incompiuta: una vera pandemia, quella proletario-giacobina-rivoluzionaria. Ora lo sappiamo, da che siamo diventati saggi: fai la rivoluzione? si finisce nella dittatura! del proletariato? No! o di un “baffone”, o di un “baffetto”, un “caro leader”, o addirittura di qualche Empereur!

La mostra “Oltre il muro” organizzata nei sotterranei del Castello Aragonese di Taranto

Ma il Nostro, imbottito di cioccolata e chinino, dunque molto in forze, sapeva difendersi da sé, al punto da sbaragliare a colpi di bastone, gestito a mo’ di sciabola, il castellano colonnello intenzionato, magari con la scusa di trasferirlo a Brindisi, a farla finita col gen. francese e sistemarsi le sue “cosette”. Il duello generale-colonnello, bastone contro lame, fu stravinto da Dumas padre e, lo giurerei, rimase nella narrazione scintillante, rumorosa, avvincente dei tanti straordinari fantastici sciabolamenti e duelli dei Moschettieri… del figlio: cose del genere, e paterne poi, non passano mai di mente e le invincibili lame dei tre moschettieri lo dimostrano. 

Ma appare evidente che a Taranto, in tale contrasto con i responsabili militari, Dumas non potesse da sano e vivo soggiornare a lungo, neanche se abbuffato di democratica cioccolata. Alla fine il Gen. fu trasferito a Brindisi. Forse anche perché a Taranto, oltre i democratici “chinino e cioccolata per il sol dell’avvenire” c’erano i “fascisti” sanfedisti che, specie se carcerieri (bella gente), non le mandavano certo a dire o a prendere, agivano direttamente, che tenevano famiglia. Quindi, un po’ dopo Brindisi, conclusa la vicenda napoleonica, tornò in Francia e, poverissimo (come capita quando sfotti le autorità), si spense a 43 anni (il piccolo Dumas ne aveva tre), non senza aver lasciato memorie della sua “tarentinità”, alle quali il figlio poi certo volle attingere.

Dunque Taranto, e soprattutto il suo castello (tra i più visitati d’Italia), ancora una volta, furono ribalta di un po’ di storia che conta, rilucidata dall’ammiraglio (curatore del castello) Francesco Ricci e “rivissuta” per documenti d’archivio (Mina Chirico), illustrazioni (Nico Pillinini) in una mostra (Italiano Francese – Teresa Bosco), coordinata da Tonio Attino, lì al castello, nei luoghi di allora, grazie all’ospitale sensibilità della Marina Militare esemplarmente rappresentata dall’Amm. Salvatore Vitiello.  Ma la mostra ha patito un coprifuoco, per una recente invasione. Dei Francesi? dei giacobini alla cioccolata? No, solo d’un malo-Virus che produce monopattini. Vera roba da …mostri! 

Sala della mostra curata da Mina Chirico (documenti d’archivio), Nico Pillinini (illustrazioni) e Teresa Bosco (testi)

Laureato “cum laude” a Roma in Lettere con tesi in Archeologia cristiana, ha insegnato Italiano e Latino nei Lice classici. È stato incaricato per lunghi anni della ricerca archivistica presso l’Ufficio risanamento città vecchia del Comune di Taranto ed è socio ordinario della Società di Storia patria della Puglia. È autore di numerosi saggi, monografie, guide storico-artistiche, nonché di opere di narrativa come “Facce di sempre” e “Sotto peso di scommunica”. Ha promosso alcune importanti mostre ospitate presso il Museo Nazionale Archeologico di Taranto tra le quali “Atleti e Guerrieri”, il “Signore e l’artigiano” in occasione della presentazione dell’avvenuto restauro del celebre “Sarcofago delle navi” e l’importante esposizione degli acquerelli settecenteschi ed olandesi di Louis Ducros (artista del Grand Tour del 1778), visitata da quasi trentamila persone. Ha fondato la Casa editrice “Scorpione” che in trent’anni ha pubblicato più di 1000 titoli

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