Una nota del prof. Mario Lazzarini

l gruppo di tre statue in terracotta del IV sec. a. C. proveniente dalla necropoli di Taranto rappresenta probabilmente un momento dell’antichissimo mito del viaggio degli Argonauti alla conquista del Vello d’Oro.
Noi possediamo questa narrazione dal poema epico del poeta Apollonio Rodio «Le Argonautiche», vissuto in età ellenistica (IV-III sec. a. C.) ma che sicuramente attinse da canti epici molto più antichi.
Nel IV libro di questo poema si narra della nave Argo che si avvicina all’isola rocciosa di Antemoessa (presso la Sicilia); dall’isola si leva il canto ammaliatore delle Sirene, che affascina l’equipaggio che sospinge la nave quasi contro gli scogli, destinandosi a sicura morte.
Ma sulla nave c’era Orfeo, il mitico cantore tracio, che subito con la sua lira iniziò a suonare una musica dal ritmo rapido e molto sonoro, tanto da sovrastare il canto delle Sirene e distrarre l’equipaggio.
La nave quindi si sottrasse al suo destino di morte. Infatti secondo il mito le Sirene erano demoni infernali, dal corpo di bellissime fanciulle ma con grandi ali e zampe e coda d’uccello rapace; esse erano poste all’ingresso del Regno dei morti e con il loro canto ipnotico riuscivano ad attirare le anime dei defunti in arrivo e a far loro dimenticare completamente la vita passata e i legami affettivi con i vivi.
La vittoria di Orfeo è quindi una vittoria contro la morte, non certo del corpo ma dell’anima che, secondo il movimento religioso che dal cantore prese il nome di Orfismo, era immortale e di origine divina.
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