I GIOVEDI' LETTERARI DELLA BIBLIOTECA ACCLAVIO

di Mario Guadagnolo

Mercoledì 14 dicembre 2022 nell’ambito della programmazione de I giovedi letterari della biblioteca Acclavio è stato presentato il libro di Gigi Vellucci “Ridendo e sorridendo d’amore.”

Ridendo e sorridendo d'Amore

La serata ha riscosso un importante successo di pubblico. La partecipazione è stata attenta e interessata.

La serata ha preso il suo avvio con il saluto del Direttore della Biblioteca Acclavio dott. Gianluigi Pignatelli. Sono intervenuti oltre a chi scrive nella duplice veste di coordinatore e di critico letterario il prof. Salvatore Aloisio che ha parlato del Vellucci favolista illustrando il libro “Le mille e una favola”.

Sul libro Ridendo e sorridendo d’amore è intervenuto anche l’avvocato Franco De Feis. Certo pubblicare questo libro di rime licenziose rappresenta davvero un atto di coraggio da parte di Gigi Vellucci.

La materia che tratta è materia che scotta e fa arricciare il naso ai benpensanti e ai moralisti d’accatto i quali non comprendono che la mente dell’uomo e la sua creatività artistica non hanno e non possono avere né confini nè limiti tanto meno confini di tipo moralistico.

Però anche ai tempi nostri, malgrado l’evoluzione del costume, l’oscurantismo, l’ipocrisia bacchettona e l’incultura sono sempre in agguato. Io ho letto il libro di versi di Gigi Vellucci e non solo non mi sono scandalizzato ma addirittura mi sono divertito da morire.

Che poi è proprio l’obiettivo che si è prefisso Gigi, cioè quello di strappare un sorriso agli amici e ai suoi lettori usando le armi che gli sono più congeniali, la poesia, la fantasia e l’ironia.

Ma leggendo questi versi mi sono soprattutto confermato nell’idea che si può fare arte, si può dare libero sfogo alla propria creatività anche in questa materia che appare off limits.

Nell’autore c’è uno sdoppiamento letterario che ci racconta due Vellucci diversi, a volte contrapposti e apparentemente destinati a non incontrarsi mai e che invece, anche in questo libro trovano una straordinaria sintesi nella parte finale con versi che non ti attenderesti come quelli contenuti nella parte intitolata Gli aforismi miei… in versi e in prosa la filosofia vera della vita, versi carichi di malinconia, nostalgia della spensieratezza giovanile o come in La vita e la morte  versi che esprimono un pensiero profondo, versi filosofici che pensano l’esistenza e la vita, che propongono tristezza e addirittura pervasi dal senso della morte e della disperazione esistenziale che fanno pensare a Leopardi e al male di vivere di Cesare Pavese. Solo bestie immonde siamo;/ animali che s’illudon di un – Ti amo -/ di esser pure dei, eroi,/ indovinar persin la sorte,/ ossessionati, in vero, soltanto / dalla lugubre attesa della morte. / Che cosa sia peggior io mi domando / della vita se non la morte o cosa peggior sia della morte / se non la vita, a volte…

Quindi questo libro di Vellucci va letto con un doppio registro di lettura, quello dello sberleffo giocoso, allegro, spensierato, sfrontato e licenzioso, e quello serio dell’intellettuale colto con alle spalle solide letture e studi universitari di primo livello.

Dal che deduci che la scrittura di Vellucci è un atteggiamento, un vezzo, un modo di essere, uno stile nuovo e scoppiettante che predispone alla leggerezza e al sorriso. Voglia di divertimento per sè ma anche voglia di divertire gli amici come quando si cantano accompagnati da una chitarra gli stornelli romaneschi e voglia quindi e di mandare al diavolo i noiosi parrucconi abituati a non sorridere mai e ad arricciare il naso.

Ma la notazione che è in qualche modo il fil rouge di tutto il libro è l’ironia, il modo giocoso di prendere in giro gli altri raccontandone i tic e le perversioni ipocrite, di prendere in giro se stesso, di saper ridere di sé non prendendosi mai sul serio e mettendosi in gioco.

Basterebbe solo questa grande capacità di autoironia non comune per assolvere Gigi Vellucci dai suoi eventuali inesistenti peccati. Un libro godibile, bello da leggere, che predispone alla serenità d’animo e riconcilia con il sorriso con il quale alla fine Gigi invita il suo lettore a vedere e a vivere la vita.

                                                                                   Mario GUADAGNOLO

GLI ARRAPAHO

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