Il Comitato per la Difesa del Territorio Jonico, invitato in data odierna al Consiglio Comunale Monotematico indetto sul Dissalatore al Fiume Tara, presenta le principali criticità rilevate, che sono state oggetto di discussione durante lo stesso, attraverso l’esposizione della dott.ssa Gladys Spiliopoulos (economista per l’ambiente e la sostenibilità, con competenze in ambito di valutazione di beni non di mercato ed ecologia integrale), in rappresentanza del Comitato.
Dall’analisi condotta dal Comitato emergono sul progetto di Acquedotto Pugliese (AQP) numerose incongruenze tecniche, economiche e ambientali, sollevando seri dubbi sulla sua sostenibilità e utilità reale.
I principali punti critici individuati:
1. Conflitto con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs):
Il progetto viene presentato come in linea con il Goal 6 (Acqua Pulita e Servizi Igienico-Sanitari), ma contrasta fortemente con il Goal 14 (Vita sott’acqua) e il Goal 15 (Vita sulla terra). Gli impatti sul fiume Tara, sul Mar Grande e sugli ecosistemi terrestri non sono adeguatamente valutati.
2. Studio del Politecnico di Torino: lacune metodologiche:
AQP giustifica il prelievo di 1.000 litri/secondo con lo studio del Politecnico di Torino basato sulla metodologia MesoHABSIM. Tuttavia, lo studio:
a. Non è stato validato sul campo, lasciando incertezze sui reali effetti del prelievo.
b. Si basa solo sulla presenza del cavedano, trascurando specie più vulnerabili come la lontra (Lutra lutra) e il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes).
c. Non considera gli impatti sugli habitat Natura 2000 e non analizza scenari futuri di cambiamento climatico.
3. Impatto sugli ecosistemi marini:
Il dissalatore scaricherà circa 370 litri/secondo di salamoia nel Mar Grande, con una salinità pari a 7 g/l. Sebbene inferiore a quella marina, questo scarico potrebbe modificare l’equilibrio chimico e biologico delle acque costiere, con conseguenze per la biodiversità e per la mitilicoltura locale (impatti non rilevati da AQP).
4. Elevata impronta energetica e impatto sul clima:
Il dissalatore consumerà grandi quantità di energia, generando oltre 20.000 tonnellate di CO₂ eq/anno, superando la soglia di significatività della BEI (Banca Europea per gli Investimenti). Questo va in netto contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione e con le strategie di riduzione delle emissioni.
5. Costi elevati e alternative più sostenibili ignorate:
L’ACB di AQP non considera soluzioni alternative più economiche e sostenibili e non tiene conto del valore di servizi ecosistemici importanti (servizi culturali e di supporto alla vita) che verrebbero compromessi dal progetto, basandosi su scenari ottimistici, con benefici sopravvalutati e costi sottostimati.
La costruzione del dissalatore del Tara appare come una soluzione inefficace, economicamente ingiustificata e ambientalmente dannosa. Il Comitato per la Difesa del Territorio Jonico chiede la sospensione immediata del progetto. La sostenibilità è per sua natura sistemica e integrata e non può essere ricondotta a un singolo obiettivo (la disponibilità di acqua potabile). Tutto il territorio jonico, di cui il comitato si fa portavoce, (comunità di Statte e Massafra inclusi) non sono più disposti a sacrificare le proprie risorse, le proprie radici, i propri valori sull’altare di scelte insostenibili, che impongonoil costo di danni irreversibili e ambienti degradati.