di Angelo Diofano (Pubblicato su Corriere di Taranto)

Con la benedizione impartita dal parroco del Sacro Cuore, don Luigi Larizza, , è stata inaugurata nei giorni scorsi una interessante rassegna presepistica realizzata al museo del grano nell’abitazione di Calogero Cangialosi, in piazzetta San Francesco (Città vecchia).

Gli antichi attrezzi legati alla coltivazione del frumento vengono così a costituire interessanti e significative scenografie alla Natività. La scritta posta in alto all’ingresso del museo, “Il grano non muore” (un famoso libro di Raffaele Carrieri, che narra le sue memorie di letteratura e arte e soprattutto i ricordi della sua bellissima infanzia a Taranto agli inizi del Novecento) ben esplicita il senso della mostra: il messaggio di salvezza del Vangelo (simboleggiato dal frumento)che, nonostante le persecuzioni nei secoli, è ancora vivo e, dall’altro, il forte legame al mondo dei contadini della tradizione natalizia, nella fattispecie quella presepistica.

E i reperti della collezione, reperiti nei mercatini dell’usato in tutt’Italia da Calogero Cangialosi, operatore culturale del “Gruppo Taranto”, riescono bene a sottolineare il forte legame del presepe con i lavori della terra.

Tra una grotta e l’altra, una stella cometa e sentieri scoscesi, fra innumerevoli statuine che fanno da corona al mistero della Natività, spuntano antichi attrezzi che ben si adattano alle sacre rappresentazioni: falci, “sutazze”( setacci), “lajanare” (matterelli), vomeri, selle per cavalli, forconi, contenitori dove riporre il grano mietuto, le ceste del pane… Fa le veci della grotta anche il sedile di un vecchio trattore “Landini”, in uso negli anni cinquanta-sessanta, che, dopo aver riscaldato la testata con il gas, veniva azionato dalla manovella: “Ma una volta in funzione – spiega Cangialosi – non si spegneva più”.

In un angolo del salone spicca la raffigurazione ad altezza naturale di una lavoratrice dei campi: “Il volto porta i tratti di nonna Margherita, di Stigliano (Matera), che ho conosciuto personalmente, nel suo abituale abbigliamento da contadina e con i suoi abituali attrezzi per la lavorazione del grano: la falce, il mantello che le evitavano le punture delle spighe, i lunghi ditali di canna che proteggevano le dita durante la falciatura – spiega Cangialosi – Se fosse viva, sarebbe stata un ideale quanto convincente personaggio delle Natività viventi”.

Molto belle le statuine dei personaggi dei presepi nei più vari materiali (argilla, gesso, terracotta, anche di plastica, ma di buona fattura), anche questi acquistati nei mercatini o reperiti da quanti si occupano dello svuotamento delle case, soprattutto della Città vecchia

Le visite sono possibili, per chi ce la fa a salire i cento scalini che conducono all’abitazione di Cangialosi, tramite prenotazione al 348.932.1946.

Verified by MonsterInsights